14- pro_10_resizeI consigli di Erminio Annunzi che, con un’esperienza di oltre 35 anni nella fotografia professionale, ha maturato una conoscenza del mondo della fotografia molto ampia e diversificata, dalla fotografia analogica a quella digitale. E’ fotografo fine art, ma presta anche consulenza alle aziende.

La gamma Canon comprende tre modelli nel formato A3+, espressamente destinati al fotografo professionista che cerca la massima qualità di riproduzione: Pixma Pro-100, Pro-10 e Pro-1. Sebbene la denominazione possa suggerire un differente livello di prestazioni, è bene non farsi ingannare; i tre modelli rispondono piuttosto a differenti requisiti operativi.

Prima di tutto occorre considerare gli inchiostri; Canon prevede due separate gamme di inchiostri che rispondono ai nomi di ChromaLife 100+ (evoluzione dei ChromaLife 100) e Lucia. La differenza? Una è sostanziale: i primi sono inchiostri “dye”, a base d’acqua, mentre i secondi sono inchiostri a pigmento.

Un inchiostro dye si scioglie in acqua, mentre in quello a pigmenti le particelle di colore sono rivestite da una struttura cristallina che fa anche da legante. Appena l’inchiostro tocca la carta, subito si manifestano le differenze: gli inchiostri dye (ChromaLife100 e 100+) impregnano il supporto facendo filtrare le particelle di colore più piccole anche all’interno del foglio di carta, mentre gli inchiostri a pigmenti depongono le particelle sulla superficie del foglio.

All’atto pratico il pigmento (di origine sintetica) appare legato in modo più stabile al supporto proprio per l’interazione tra la struttura che riveste il colore e la carta; è un po’ come se vi si incollasse, e non basta certo l’acqua per rimuoverlo.

L’inchiostro dye è invece di origine organica ed è maggiormente soggetto agli agenti esterni, ma riesce a fornire uno spettro cromatico più ampio: in questo caso infatti il colorante non è rivestito da sostanze che possano limitare la riflessione.

Per la loro natura gli inchiostri a pigmenti sono praticamente “eterni”, ma l’impegno di Canon si è dedicato anche ad allungare la durata nel tempo degli inchiostri dye; oggi la classe ChromaLife100+ garantisce per oltre un secolo le caratteristiche cromatiche della stampa, ovviamente se si rispettano le condizioni di conservazione richieste, sostanzialmente una protezione dalla luce del sole. Sono comunque simulazioni di laboratorio perché non esiste ovviamente la possibilità di una verifica pratica; lo sapremo tra 100 anni.

Venendo al lato pratico della questione, conviene dirigersi verso una periferica che fa uso degli inchiostri dye (la Pixma Pro-100) o verso quelle a pigmenti (Pixma Pro-10 e Pro-1)?

Pixma Pro-100 e Pixma Pro-10: le differenze

La Pixma Pro-100 è prima di tutto una periferica facile. Attenzione però a non confondere i concetti: facile non vuole dire limitata. E’ facile poiché, se si decide di stampare a colori, la Pro-100 ha una gestione più semplice degli inchiostri (sono 8: due meno della Pro-100); inoltre ha costi più contenuti e permette di produrre stampe a superficie lucida che offrono un notevole impatto come brillantezza e contrasto.

Si possono impiegare anche carte a base naturale, come il cotone, ma osservando con attenzione la superficie inchiostrata ci si accorge di una diffusione del colorante che, anche se contenuta, potrebbe far storcere il naso ai puristi.

In breve, con gli inchiostri dye si ha una migliore risposta in termini di colore, con una grande copertura dello spazio colore, e una elevata brillantezza sulle carte glossy.

Se invece si preferisce il mondo dei pigmenti la scelta più immediata è di certo la Pixma Pro-10; vi troviamo 10 inchiostri pigmentati, dei quali uno è un grigio di aiuto nella stampa del bianconero ed un altro l’Optimizer che viene in soccorso quando è necessario stampare su carta lucida riducendo il rischio dei fenomeni di bronzing e metamerismo, pur limitati dalla recenti tecnologie degli inchiostri Canon.

Il bronzing è un effetto di opacizzazione del supporto che avviene per il fatto che il pigmento, fermandosi sulla superficie, riflette meno la luce rispetto a quello dye. Un rivestimento lucido come quello dato dall’Optimizer previene tale effetto, causato dalla differente interazione con la luce incidente.

Lo stesso vale per il metamerismo. Questo fenomeno, che caratterizza tutti i supporti e tutti gli inchiostri indipendentemente dal produttore, consiste in una differente resa cromatica dei colori al variare dell’illuminazione ambiente.

Non è solo una questione di bilanciamento del bianco: colori differenti reagiscono in modo diverso al variare della fonte luminosa e due tonalità che appaiono simili sotto una luce al tungsteno potrebbero rivelarsi completamente diverse alla luce solare. E’ evidente come questo fattore abbia una rilevante incidenza soprattutto nel caso della stampa bianconero, quando il bianconero sia ottenuto utilizzando le cartucce colore.

Ebbene la finitura dell’Optimizer riduce entrambi i fenomeni, cosicché le stampe su carta si possono esprimere al massimo delle loro potenzialità.

Torniamo alla Pro-10. La stampante è in grado di produrre gocce da 4 picolitri per mezzo della tecnologia Fine, proprietaria di Canon, giungendo ad una risoluzione di 4800 dpi. Il nuovo plug-in di stampa Print Studio Pro consente di gestire in tutti gli aspetti anche la complessa stampa del bianconero.

Eccoci quindi ad una considerazione fondamentale: la serie Pixma Pro permette di realizzare un bianconero di qualità in diverse modalità operative. Si può scegliere un bianconero “puro” fatto solo con gli inchiostri grigi (Scala Grigio da Photoshop), oppure un bianconero fatto in prevalenza di grigi, ma con una minima componente di colore, che permette di perfezionare le sfumature più tenui (modalità Bianconero dal driver della stampate). Vi è infine la possibilità di stampare in bianconero ricorrendo a tutte le cartucce colore, ma con il rischio di introdurre leggere intonazioni cromatiche.

Secondo Erminio Annunzi le differenze tra queste modalità si notano non tanto osservando una stampa singola, tutte appaiono praticamente perfette, ma solo confrontandole tra loro: in generale si nota che il bianconero “puro” sia in fin dei conti leggermente più freddo di quello prodotto con le modalità colore.

Magia? No di certo, merito della profilatura delle periferiche e dei driver di stampa, per i quali tra l’altro Canon ha ottenuto con la serie Pixma numerosi riconoscimenti anche nell’ambito della stampa Fine Art.

Oltre alle specifiche tecniche della stampante, per la Pixma Pro-10 sono disponibili le carte cotone più prestigiose che valorizzano al massimo gli inchiostri a pigmenti; in questo caso si raggiungono livelli di finitura eccellenti e una durata nel tempo che può essere equiparata a quella di una tradizionale stampa baritata virata.

Una considerazione merita la velocità di trasmissione dei dati alla stampante, anche nell’ipotesi dei 16 bit per canale: la velocità dell’interfaccia wireless sia della Pro-10 che della Pro-100 viaggia alla medesima frequenza dati di una Usb 2.0, una connessione di cui nessuno ad oggi si è mai lamentato. Ovviamente un file a 16 bit colore canale incide sulla velocità, ma un occhio esigente ed esperto riesce a cogliere il miglioramento della qualità, soprattutto nella transizioni tonali più tenui o quando occorre rendere leggibili dettagli importanti in un’ombra particolarmente densa.

Pixma Pro-1

Le due precedenti stampanti coprono ogni ambito operativo, ed infatti la Pro-1 va ad affinare aspetti di impiego che vanno oltre la semplice scelta tra le tecnologia dye o pigmenti.

La Pro-1 è dotata di 12 inchiostri a pigmenti (tra cui 3 grigi e 2 neri, oltre all’Optimizer) e i serbatoi non sono posti sulla testina di stampa, bensì hanno una collocazione separata; in questo modo la testina di stampa si alleggerisce e diventa più veloce, reattiva, e al tempo stesso è possibile aumentare la capacità dei serbatoi.

Questo va chiaramente a ridurre il costo copia e a migliorare l’operatività negli ambiti di stampa particolarmente stressanti. L’aumento del numero degli inchiostri colore, così come per la Pro-10, si deve alla necessità di avere a disposizione un maggior numero di colori per coprire il medesimo ampio spettro colore che una stampante dye può raggiungere.

Tale considerazione è necessaria per non rischiare di cadere nell’errore di considerare le stampanti a pigmenti poco adatte al colore. Anzi! Proprio il maggior numero di inchiostri le rende equivalenti ai modelli con inchiostri dye, come la Pro-100.

Carte Fine Art

Le carte scelte per la stampa non sono solo un supporto su cui depositare il colore, ma sono parte stessa della foto e l’osservatore percepisce la fotografia stampata come un tutt’uno che unisce l’immagine al supporto. Dunque la carta va scelta con attenzione, così come la specifica tecnologia di stampa. Non è una scelta facile per cui occorre fare prove e acquisire esperienza.

La gamma dei materiali utilizzabili con le Pixma Pro è vastissimo; se non si vuole passare dai prodotti targati Canon, vi sono carte matte di spessore ridotto e bianchissime così come carte cotone dallo spessore impressionante, fino a supporti pseudo baritati dall’incredibile fascino analogico.

Ogni scelta può davvero dare alla foto quel “di più” e che ci riporta al gusto della sperimentazione che era tipico della camera oscura.

La scelta spetta come sempre al fotografo: il pigmento ha una resa che, con Erminio, possiamo spingerci a paragonare al sapore della pittura ad olio, corposa, plastica. Con il dye avremo invece brillantezza nel colore, luminosità e grande transizione tonale come se stessimo dipingendo con i colori acrilici o ad acquerello.

E per quanto riguarda il colore, preziosi risultati si possono ottenere anche sulla carta cotone, ma occorre considerare che nella scelta dei supporti prevale, più che la resa in termini di brillantezza e saturazione, la consistenza del supporto stesso; è un po’ come accade in analogico quando si scelgono le carte baritate di elevato spessore, oggettivamente difficili da gestire per il neofita.

La scelta

Torniamo alla domanda che ci siamo posti all’inizio, quale stampante conviene scegliere?

La Pixma Pro-100 è di certo il modello dye più adatto a coloro che stampano preferibilmente a colori, anche se non in modo molto frequente. La facile gestione ed i costi ridotti, dovuti al minor numero di cartucce colore, la rendono interessante anche dove non vi siano particolari esigenze produttive. La posizione delle cartucce sulla testina di stampa riduce la velocità di spostamento del carrello, ma questo non dovrebbe essere un problema dato che i volumi di stampa non sono elevati.

Riguardo alla Pro-10, questa è una stampante interessante per il fotoamatore evoluto che, come nel caso precedente, non abbia una grande mole di lavoro da svolgere e che preferisce le cartucce ai pigmenti per la maggiore durata nel tempo, o semplicemente per dirigersi verso la stampa Fine Art del bianconero. In questo caso il numero delle cartucce sale da 8 a 10, ma la loro collocazione rimane sulla testina di stampa.

Non dimentichiamo poi la connettività Wi-Fi, integrata anche nella Pro-100, che aumenta molto la flessibilità d’uso ed è sempre più richiesta nell’ambito personale.

Per la stampa professionale, sia a colori che in bianconero, la Pixma Pro-1 è certamente la più indicata: offre le massime prestazioni dal punto di vista della qualità grazie a ben 12 inchiostri a pigmento che garantiscono la massima fedeltà e neutralità su ogni tipo di supporto.

Inoltre gli inchiostri sono collocati non sulla testina di stampa, ma in un apposito scomparto; grazie alla sua maggiore velocità la Pixma Pro-1 è in grado di gestire volumi di stampa a livello di service professionale, anche per la maggiore capacità dei serbatoi colore.

DIDA

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La differenza tra un inchiostro a pigmenti ed uno dye a base d’acqua emerge anche per il modo in cui i coloranti si depositano sulla carta. La natura dei pigmenti fa sì che il foglio rifletta meno luce rispetto ad una stampa eseguita con inchiostri dye, da cui l’effetto bronzing (opacizzazione del supporto) che viene risolto dall’ottimizzatore trasparente. Questo stesso ottimizzatore permette anche di superare problematiche di metamerismo connesse ai pigmenti.

Gli inchiostri dye invece impregnano in profondità il foglio, ma sono più sensibili ad umidità ed acqua, ed hanno una minore durata nel tempo; di contro la stampa appare più lucida e brillante.

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Una parte delle cartucce della Pixma Pro 1

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Pixma Pro 10

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