C’è un gioco divertente che si potrebbe svolgere capovolgendo la storia delle arti grafiche contemporanee.
Pensiamo a qualche nome che ha fatto la storia della fotografia, Henry Cartier-Bresson, Robert Capa, puristi della tecnica fotografica come William Klein e via dicendo.
Chi sarebbero oggi, nel 2012, i suddetti maestri della fotografia?
La risposta esatta chiaramente non esiste. Sopratutto nell’arte la casualità è un fattore imprenscindibile. Solo per numero di fotografi amatoriali e professionisti, l’unico dato certo è che avrebbero una schiera imponente di “rivali”.
Ma il divertimento sarebbe quello di posizionare i grandi nomi citati anteriormente, ai loro vent’anni, di fronte alla rivoluzione tecnologica che sta attraversando questo periodo storico.
Cartier-Bresson con l’I-Pad? Robert Capa con l’I-Phone?
E William Klein, agli antipodi con Bresson, per il suo amore dello scatto preceduto da una vasta preparazione tecnico-teorica? Chissà, magari sarebbe un maestro della post-produzione. O magari tutti e tre, per quanto questo possa suscitare boati di disapprovazione, oggi come oggi sarebbero impiegati del catasto.
La concorrenza è di almeno un milione di volte superiore, la creatività (anche nel muovere certi personaggi-si pensi al soldato morto di Capa, icona del primo decesso in movimento, secondo molti un’idea progettata dallo stesso fotografo…con l’aiuto del morto) viene limitata per sfociare in nuove sfide in cui l’unico comun denominatore rimane, e hai detto poco, la comunicazione. Diventata oggi il primo potere.
E allora per comprendere qualcosa, di fronte all’incalzare dei nuovi prodotti dell’immagine, questo è il chiodo fisso dell’artista o del giornalista: la comunicazione. Riuscire a comunicare è, da sempre, semplice ma non facile.
Ma se c’è una linea rossa che attraversa la storia umana, nelle arti come nelle guerre, nella poesia come nella semplice parola, è proprio il voler dare se stessi agli altri. Nel nostro caso, attraverso l’immagine.
Simone Lettieri
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