Da oggi inizierò una serie d’ incontri sul sistema zonale di Ansel Adams. Molti ritengono a torto che sia confinato al bianco e nero chimico. In realtà è fondamentale nelle tecniche d’esposizione, per ogni tipo di supporto: dal b/n chimico agli odierni sensori digitali.

Nella sua celebre trilogia, Adams, dedica al sistema zonale uno max due capitoli. Eppure, nella sua geniale semplicità, rappresenta il fulcro dell’insegnamento del Maestro. imparare ad esporre un’immagine utilizzando il sistema zonale fa la differenza tra un fotografo ed un altro. Come spiego sempre, significa imparare a giocare con le varie tonalità della realtà. Quindi ad imparare a fotografare “veramente”. Oggi la tecnologia ci aiuta tantissimo. Ognuno di noi potrebbe, andando in un qualsiasi mega-store, spendere 1.500 max 2.000 € ed uscire dicendo: ho tutto quello che mi serve per “fare il fotografo”. Infatti la tecnologia, oggi, mi consente di avere un out-put automatico, che mi risolve, in modo standard invero, tutti i problemi connessi alla fotografia. Posso avere un out-put professionalmente “accettabile”. C’è da chiedersi, allora perché studiare “fotografia”? E’ chiaro che “professionista” è chi conosce i processi, sia pur tecnologici, per ottenere un risultato “voluto”, “cercato”, sopratutto “immaginato”. Ed una leva fondamentale per raggiungere tutto questo risultato è appunto ciò che in appena uno/due capitoli Ansel Adams ci spiega.

E’ importante capire che la realtà visiva è una serie infinita di tonalità di grigio che si susseguono. Anzi, dirò di più, l’occhio umano per prima cosa percepisce sempre in b/n, poi “aggiunge” i colori. Quindi l’immagine in bianco e nero, con tutte le sfumature che vanno dal bianco intenso al  profondo nero, rimane immagine inconscia e frustrata. Per questo il b/n “piace” e ci attrae, spesso inconsapevolmente. Quindi per imparare ad esporre, per prima cosa, devo imparare a “vedere” la realtà in “grigio”. Un esperimento che faccio sempre fare ai miei allievi, è quello di guardare la classe e dirmi quanti grigi vedono. E’ molto divertente assistere a tutti che si scatenano “dando i numeri” fin quando il più “furbo” non capisce e mi da la risposta giusta: “infiniti!”. Ma tra il capirlo e il vederlo un po’ ce ne passa. Dovrete imparare a guardarvi intorno e vedere “solo” grigi, di diversa intensità, che si alternano. Capire che ogni colore, ogni intensità, può e deve essere vista come un particolare grigio. Esporre un’ immagine “giusta” significa restituire la giusta tonalità di grigio a quello che inquadro. Paradossalmente, alle estreme conseguenze, posso dire che una foto sovra esposta è una fotografia con dei grigi troppo chiari, sotto esposta troppo scuri.

A questo punto chiedo: e quella esposta correttamente che grigio è?

Qui entra in gioco il “grigio medio“. Il grigio medio è all’incirca  il colore dell’asfalto. Infatti i vecchi “paparazzi” quando addestravano i giovani fotografi, prima che le macchine automatiche esistessero, dicevano sempre: “pija l’esposizione sur marciapiede, che nu’ sbaji mai!“. Non ne sapevano neanche il motivo, con l’esperienza lo  avevano capito e basta.

In verità, molti di voi sapranno, che tutti gli esposimetri sono tarati su questo famoso “grigio medio“, che è una tonalità di grigio “incastrata” a metà in una ipotetica scala di grigi che va dal bianco assoluto al nero profondo, e che ha una “riflettenza“, non del 50% come si potrebbe pensare, bensì del 18%. Cosa significa questo? che fotografando un cartoncino colorato di grigio medio, secondo l’esposizione indicata dall’esposimetro, avrò un… grigio medio! evviva!

Cioè qualunque esposimetro al mondo mi restituirà valori d’esposizione come se stesse inquadrando un grigio medio. Quindi se fotograferò una parete bianca, è come se l’esposimetro mi dicesse: “Oh come mi abbaglia questo grigio medio, dagli questi valori!” viceversa per la parete nera. Cioè mi consiglierà sempre accoppiamenti tempo / diaframma, tali da farmi diventare tutti i grigi sempre “grigio medio“.

Va da se che, se seguo alla lettera quello che dice l’esposimetro, rendo una sposa troppo grigia, ed un “lutto” troppo vivace. Quindi devo interpretare quello che mi suggerisce l’esposimetro.

A conclusione di questo primo incontro posso dirvi che una celebre casa di materiale fotografico che inizia con la K, vende i cartoncini di grigio medio. Costano ma vale la pena comprarli.

Per questa volta è tutto. La prossima settimana continueremo a parlare di esposizione e del sistema zonale.